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martedì 11 maggio 2010

Quarto ricovero - settimo, ottavo e nono giorno

"Domenica 27 settembre 2009

Il ciclo continua ad apparire e scomparire.
Ore 8.00 – Ieri sera altra crisi altro rischio di essere legata, e tutto per uno stupido laccio ai pantaloni del pigiama che porto da lunedì. Violata di nuovo la mia privacy come faceva mia madre e il terrore che mi trasmetteva con vari oggetti (qui in ospedale con le cinghie).
Non mangerò più, qui dentro il cibo è avvelenato.
Non parlerò più con nessuno salvo con il mio Dottore.
Solo quello che mi da A. e il mio Dottore è buono e, ovviamente, ciò che compro per casa.
Colazione: cappuccino
Pranzo: niente
Ore 12.30 – Tavor in gocce richieste da me
Cena: purè, piselli, insalata, stracchino, carne (A. era con me)
Odio le donne.

Ps. in reparto non è consentito avere nulla di tagliente, lacci, fili (tipo auricolari o roba del genere), phon e altre cose che ora non ricordo. Tutto ciò che viene da fuori il reparto, deve essere controllato dagli infermieri; soprattutto se sei un paziente recidivo: se avrò modo, racconterò il primo ricovero, dove potei portare con me un bisturi e una bottiglia di grappa, che ovviamente, utilizzai …


Lunedì 28 settembre 2009

Il ciclo continua ad apparire e scomparire.
Colloquio con le dottoresse.
Il Dottore non c’è (A. lo doveva chiamare).
Giornata schifosa, vorrei morire!
Oggi non riesco a leggere e a scrivere.
Vorrei essere a casina mia.
Intramuscolare di Tavor e niente, più sveglia che mai. Ma dove sbaglio?!?!
Vorrei il pc per scrivere.
Colazione: cappuccino
Pranzo: niente
Merenda: cappuccino, yogurt
Ore 16 circa – Ciò che sto imparando qua dentro è pensare a me stessa. Se devo vivere IO vivrò e IO guarirò. Fanculo tutto il resto!
Se pensi sempre agli altri tu starai sempre male (fatta eccezione per A.). Il dolore è tuo e se vuoi guarire devi esternarlo sempre, ovunque, soprattutto in ospedale.
Torno alla lettura, non sono proprio in grado di fare altri ragionamenti dopo Tavor e Valium, proprio non ci sto.
Senza genitori sto proprio bene; per il bucato piccolo me lo faccio io, quello grande (jeans e asciugamani) ci pensa A.
 Non vedo l’ora di tornare a casa, anche per scoprire cosa ho scritto.
Cena: pesce, purè, insalata, zucchine


Martedì 29 settembre 2009

Il ciclo continua ad apparire e scomparire.
Ore 10.20 – Solita routine: dormito (male e poco per colpa di una paziente), cappuccino e doccia.
Ora, bella pulita, me ne sto nel letto ad alimentare il cervello. M’impongo di leggere e scrivere per non uscire dall’ospedale come uno zombie. Da piccola mi portavano i puzzle dei Puffi, ora ho i miei libri. Via sotto con la scrittura, anche se è difficile mantenere la concentrazione e non so bene il perché…le terapie sono sempre quelle…bhò…ed io intanto insisto, se reagisco qui, fuori sotto questo aspetto sarà più semplice, no?
Il lavoro mi preoccupa ma, come dissi tempo fa, ora non è una mia priorità, ora c’è lo “star meglio” senza pensare costantemente al suicidio.
Ho sei libri e mezzo da leggere; finirò a leggerli ed A. me ne dovrà comprare degli altri o uscirò prima? Vedremo i prossimi giorni. Torno a leggere.
Wow! Devono diminuirmi il Depakin, livelli troppo alti nel sangue, da 500 mg si passa a 250 mg nel pomeriggio (mattina e sera invariati da 500 mg).
Ore 12.31 – Non ho pranzato, provo a riposare.
Più tardi leggo.
Catatonica.
Provo a leggere.
Catatonica:
Provo a leggere.
Ore 14.50 – yogurt
Ok, io leggo, ma un conto leggere a casa propria di spontanea volontà, un conto farlo in ospedale, costretta a leggere perché altrimenti, che faresti? Come vorrei fondere casa con l’ospedale. Devono insegnarmi a gestire il VUOTO, la lontananza da loro (il mio caro Dottore e la Dottoressa con la quale facevo le psicoterapie) quando terminano i colloqui.
Vorrei A.
Vorrei tornare a casa.
Vorrei trovare un lavoro part-time.
Vorrei scrivere un libro.
Vorrei studiare medicina.
Vorrei scomparire e qui l’unica cosa che posso fare è non mangiare. Resisti un po’ finché non fai come oggi che compri un panino alla caprese e presa dal senso di colpa, chiami la dottoressa, ci parli un po’ e il panino lo incarti e lo metti dentro il tuo armadietto (come si fa col vasetto della Nutella all’inizio della dieta: si sa che si ha ma non si può toccare). E così sta lì, certo, non per molti giorni, dentro c’è un simil mozzarella, ma per domani, nuovo “programma”:
Colazione: cappuccino o latte e orzo (quello dell’ospedale) quindi di nuovo a letto fino alle ore 9.30 poi doccia e attesa dottori.
C’è la cena, ore 17.45: vado a vedere se posso ingerire qualcosa.
Cena: due polpette, biete, purè, mela
Ore 20.06 – A. è andato via da poco (avevamo il permesso del mio Dottore per uscire dal reparto e stare un po’ fuori all’aria aperta). Io son pronta per andare a letto. A momenti passano la terapia. Mi son fatta portare da A. un panino da lui scelto al bar sotto (quello che ho comprato oggi vedremo che fine farà, se mi va lo prendo, altrimenti lo getto!). Lo so, sono in fase ciclo ed è normale che la fame aumenti (poi da quando sono qui dentro il cibo l’ho un po’ snobbato e non ho, ovviamente, mangiato al mio solito modo e in certe circostanze non ho proprio mangiato), insomma per dire che probabilmente è tutto nella norma (dio che pensieri contorti!).
Domani, panino di A. a parte, farò tutto quanto ho sempre fatto (ovviamente vedi schemino restrittivo). Fossi stata a casa probabilmente i miei frullati, i miei Hit, i miei gelati m’avrebbero fatto passare “la sindrome premestruale” da cibo e poi sarei potuta andare a correre, almeno il fine settimana e il dolore, parte del dolore, non ci sarebbe stato.
Domani colloquio con le mie specializzande (e di certo anche con il mio Dottore; lo dovevo vedere oggi, ma forse, oggi, era pieno di lavoro e non ha avuto tempo) e a parte questo, ho intenzione di fare un sacco di cose (…immaginando sempre che sono nel reparto di psichiatria). Una bella doccia per iniziare e…tanta lettura." 


"Child in Time" Deep Purple (Deep Purple in Rock) - 1970


3 commenti:

  1. Se devo vivere IO vivrò e IO guarirò. Fanculo tutto il resto!

    cosi si fa grande vero!

    RispondiElimina
  2. Grazie, mia piccola sostenitrice :)

    RispondiElimina
  3. Ciao Veronika..ti ho risposto nel mio blog x quanto riguarda il commento che avevi lasciato..

    C’è una storia meravigliosa che narra di una povera ragazza che non aveva né famiglia né qualcuno che le volesse bene.
    Un giorno, sentendosi particolarmente triste e sola, si mise a camminare per i boschi e vide una bellissima farfalla imprigionata in un rovo. Più la farfalla si dibatteva per conquistare la libertà e più le spine si conficcavano nel suo fragile corpo. La giovane con delicatezza riuscì a liberarla.
    Invece di volare via, la farfalla si tramutò in una bellissima fata. La ragazzina si sfregò gli occhi perchè pensava di aver avuto una allucinazione. "
    Per ricompensarti della tua straordinaria bontà", disse la fatina buona, "esaudirò qualunque tuo desiderio". La ragazzina si fermò un attimo a riflettere, poi disse: "Voglio essere felice!".
    La fata rispose: "Molto bene". Si chinò su di lei e le sussurrò qualcosa in un orecchio. Poi svanì.
    La ragazzina, divenuta ormai grande, appariva felice come nessun altro sulla terra. Tutti le chiedevano il segreto della sua felicità. Ma lei si limitava a sorridere e rispondeva: "il segreto della mia felicità consiste nell'aver dato ascolto ad una fatina buona quando ero piccola".
    Poi divenne vecchia e quando fu in punto di morte i vicini le si fecero attorno, temendo che il segreto della felicità svanisse con lei. "Per piacere", la pregarono, "rivelaci ciò che ti ha detto la fatina buona".
    La cortese vecchietta sorrise ed esclamò: "Mi disse che tutti, per quanto sicuri di sé, e non importa se giovani o vecchi, ricchi o poveri, hanno bisogno di me".

    Spero ti possa essere stata utile come storiella..RIFLETTI SULLE ULTIME FRASI=)

    RispondiElimina

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