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giovedì 6 maggio 2010

Quarto ricovero - quinto e sesto giorno

"Venerdì 25 settembre 2009

Giornata “tranquilla”, ho riposato, mangiato e la mente sta bene (certo, bene per come si potrebbe stare in un ospedale psichiatrico).
Colazione: cappuccino
Pranzo: pesce, purè, insalata, pesca
Ore 14.45: caffè
Ieri sera verso le ore 20.30 io e A. abbiamo parlato con il mio Dottore del suo nuovo “piano”. Infatti, questa mattina, poco dopo le ore 11, tre dottoresse hanno parlato con me e mi hanno proposto di fare una specie di psicoterapia tre volte la settimana (lunedì, mercoledì e venerdì). Io ho accettato questa così in mezzo ai giorni di terapia ho tempo per pensare. Altrimenti c’era la possibilità tutti i giorni un quarto d’ora. Meglio la prima, sono contenta di averla scelta. Dopo questa breve scrittura (e dire che avrei un sacco di cose da scrivere) penso che mi metterò a leggere così alimento la mia mente che ne ha tanto bisogno.
Ah! Come vorrei avere il pc (non credevo di  diventarne dipendente) così potrei scrivere più veloce e quindi più cose.
Non so se sono io diversa rispetto agli altri ricoveri oppure è perché ho letto molto, non lo so, ma starei le ore a scrivere di ciò che succede qua dentro, e poi la nuova terapia (la “psicoterapia”) che ha “ideato” il mio Dottore è proprio bella, voglio dire, non è come le altre volte che “soggiornavo” qui le giornate intere senza parlare con nessuno, salvo quei cinque minuti nel giro visite. Ora ho veramente più contatto umano.
Grazie mio caro Dottore!
E poi, in questo ricovero, non ci sono i miei genitori e mia sorella, cosa non da poco. Non lo so, sto meglio senza loro, mi mettevano ansia e mi ricoprivano di dolci, come a compensare quella dolcezza e comprensione che loro non mi davano.
Per ora scrivo tutto ciò che mi passa, poi, una volta a casa, cercherò di “accordare” tutto per il libro.
Ce la farò! Scriverò libri! C’è riuscita Marya, ci devo riuscire anche io! Ora vado a leggere.

Mi lavo spesso: una doccia appena alzata, con calma, dopo il cappuccino ma prima del giro visite, e un’altra prima di cena. Non è normale, ma è per ammazzare il tempo, tra le altre cose, e poi così i vestiti si mantengono più puliti, visto che non voglio sovraccaricare A. di faccende; se tutto va bene tra una settimana son fuori. E allora addio lavoro, fino al 5 novembre magari un paio di settimane di presenza la farò. Il mio obiettivo? Un lavoro part-time e scrivere un libro.
Ore 17.35 – una cpr di Tavor  da 2,5 mg
Era necessaria, il pensiero al Dottore e ad A. mi rendeva paurosamente, come dire, non agitata, ma persa. Vorrei tornare a casa con A. e vedere spesso il mio Dottore.

Com’è una giornata? Dormo, prendo il mio cappuccino, doccia, leggo, dormo, mangio qualcosa, dormo, doccia, leggo, mangio qualcosa.
Meglio stare a casa, nella mia casetta con A., pulirla e renderla accogliente per noi due.

Non riesco a cenare. Troppa confusione ed ho bisogno di calma, serenità e amore per toccare cibo (salvo non siano Hit e i miei frullati). Ho chiamato a A. se mi porta il gelato, così è meglio. Un Maxibon (circa 400 kcal).
Domani è sabato. Niente giro visite ed io, dopo il mio cappuccino, dormirò finché ne avrò voglia, poi doccia, poi lettura.
Mi son sbagliata, domani i dottori ci sono, la domenica saltano il giro, solo la domenica.
Ora, ore 20.25 circa, continuo ad imbrattare il “mio sportello” con sigle e scritte, proprio come a casina mia.

Il ciclo appare e scompare.


Sabato 26 settembre 2009

Ore 11 – Fin’ora giornata tranquilla e produttiva (per quel che si può fare in un ospedale). Ho dormito, ho preso il mio consueto cappuccino, quindi doccia; mi son sistemata il letto, ora leggo. Gli occhi andavano e venivano dove volevano, ero incapace di leggere qualcosa di sensato. Così ho chiesto ad un infermiere (I., uno dei migliori) se poteva accompagnarmi per bere un caffè, ma un caffè vero, non uno di quei decaffeinati effetto placebo. Quindi subito il cervello mi si è attivato: ho iniziato a leggere decentemente e quindi a scrivere.
Poi è arrivato il mio caro Dottore con uno specializzando (credo con un’infermiera anche). Mi ha guardata e non mi ha fatto la classica domanda “come va?” e poi sono entrati solo in tre e non in quindici come di solito fanno (due sere fa mi ero “lamentata” con lui di queste due cose e pare le abbia capite; è una persona molto intelligente e sa capirmi). Quindi gli ho chiesto se, prima della fine del suo turno, poteva dedicarmi cinque minuti per parlargli. Lui non era sicuro, così, essendo in pochi dentro quella stanza, ho cominciato a parlare seguendo il foglietto-promemoria (come faccio sempre). In breve: gli ho parlato del mio forte legame verso di LUI; di come avrei fatto a non telefonargli ogni volta che mi saliva la “scimmia” (termine preso in “prestito” dal forum “SOS Droga & Alcool”, anche se in questo contesto non so se sia appropriato); di come avrei potuto sostituire LUI con “qualcosa” di duraturo, di mio, di certo non con un’altra persona, altrimenti ero punto a  capo.
Ovviamente, manco a dirlo il Dottore queste cose le sapeva già, le aveva capite. Mi ha lasciata dicendomi che poteva essere che mi richiamava nel suo studio.

Domanda: ma se devo fare questi famosi tre colloqui la settimana con le tre dottoresse, da qui, quando esco?
Passo indietro, non è che mi dispiaccia, sono protetta, qui dentro non può accadermi nulla; poi ho i miei libri che, mente permettendo, posso leggere; e poi, cosa non da poco, la scrittura: una matita (o penna) e un foglio.
Tutti i libri che avevo iniziato a leggere e gli ultimi arrivi li ho qua dentro il mio armadietto.
Però (per ultimo ma non per importanza) A., le nostre uscite, le nostre vaschette di gelato e la nostra morbida, calda e accogliente casa? Queste/i mi mancano.
Potessi vedere tre volte, anche due, standomene a casina e poter trovare un lavoro che mi accetti a venti ore settimanali….
Devo lavorare e questo è un dato di fatto, e trovarne uno che mi fa stare fuori di casa solo la mattina cavoli, sai che conquista! Prima però DEVO cancellare dalla mente il suicidio. E che ci faccio con tutto quel diazepam e lorazepam? Fino ad adesso è sempre in mezzo ai maglioni, dove so io; per questo dico che devono annullarmi dalla mente il suicidio, perché come esco da qua ed ho un momento di disperazione zac! che ingoio tutto.
Si, la vorrei una vita normale, con A. dentro la nostra casetta, io che scrivo libri (e un bimbo, che non darebbe alcun fastidio al lavoro); io e A. felici e allegri…insomma è come chiedere la casa del Mulino Bianco oppure no?
Lottare, io sono disposta a lottare, ma se vedo partecipazione (questo quarto ricovero è strano perché mi sento più attiva, come dire…) e se ho materiale su cui lavorare.
Bravo il Dottore che m’ha capita “sul più contatto umano” e me lo sento vicino. Grazie di cuore.

Oggi a pranzo ho preso qualche cucchiaiata di purè, due bocconi di fettina e due prugne. Pentita, ho preso il Malox. Non so che mangiare qua, purè a parte, mi sembrano tutti cibi “sbagliati”. Ieri sera da A. mi son fatta portare un Maxibon perché non riuscivo a mangiare niente altro.
Ore 13.21 – Dovrei mettermi a leggere ma ho veramente molte cose da scrivere e vorrei il mio pc. 
Cavoli, questa volta non m’importa (si fa per dire) di tornare alla vita quotidiana, qua faccio le stesse cose che faccio a casa, pulizie a parte.  Questa mattina ci pensava A. (ah ah mi vien da sorridere!) ma non mi preoccupo per il ritorno. Di certo mi farò dei giorni di malattia per riprendere il ritmo, poi con calma, cercherò un altro lavoro (questo prima del 5 novembre), pulirò bene casa (non so perché ma questa volta sento di potercela fare a fare le pulizie, la spesa, ecc…forse perché questo ricovero non l’ho voluto io e son forte). Io volevo solo uccidere la mia parte malata, ed è quello che farò se non sarò VERAMENTE GUARITA una volta uscita da qui. E per guarita, ribadisco, intendo aver colmato il VUOTO, non essere più, ahimè, “dipendente” del mio Dottore (come gli voglio bene…) e cercare di riuscire a ricavarmi un microspazio nella Società (e perché no, facendo anche a spallate!). E tutti quei medicinali “collezionati”? Bhè, se sarò VERAMENTE GUARITA lì darò al Dottore senza alcun rimorso o riprogrammazione di accumulo.

MERDAAAAAAAA – Ore 14.10 – La situazione precipita, Tavor da 2,5 mg era necessario. Chiesto e avuto dagli infermieri (lo hanno chiesto al Dottor B.). Vado a leggere perché mi girano a duemila!
Sono arrabbiata con il mondo, manco a dirlo con me stessa! …O forse perché in questo ricovero tengo a bada la fame quindi il cibo (“IL VUOTO NON PUO’ ESSERE COLMATO CON IL CIBO”) e mi trattengo a delle “precise” regole:
- tanto sonno (la mattina mi sveglio quando sono a posto)
- un cappuccino
- doccia
- lettura o scrittura
- pranzo purè (o comunque cibi giusti)
- dormire o leggere
- caffè
- doccia
- cena: cibi giusti
Con questo schema non posso sbagliare ed aumentare spazio; quindi ho i vestiti giusti, quelli da magra, e metterli mi fa star bene: sono come da controllo che tutto vada nella giusta direzione, quella mia. Uscirò dall’ospedale più magra.
Cena: 2 prugne, una pesca, un Maxibon.

Il ciclo appare e scompare."

 "Radian" AIR (10000 Hz Legend) - 2001


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