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sabato 17 aprile 2010

Quarto ricovero

Premessa
Avendo iniziato a descrivere la mia vita, le mie emozioni, i miei stati, ecc...a partire dal 2009 inserendo, ogni tanto, pensieri e fatti attuali, di seguito troverete ciò che è avvenuto durante il quarto ricovero, o almeno, ciò che ricordo di esso, giusto per essere coerenti con la linea seguita. 
Ho un progetto in testa, circa la realizzazione e il seguito del blog, per cui credo che, forse, un giorno, troverete qui descritti anche gli altri tre.

Buon proseguimento di lettura!



"Lunedì 21 e martedì 22 settembre 2009

Colazione: caffè
Ore 8.30: Tennents, Tennents, ecc…
Alle ore 13.30 appuntamento col Dottore e A. viene con me.
Terminato il colloquio, dove io non riesco a parlare di nulla di ciò che avevo preparato nel mio solito foglietto, arrivati al parcheggio dell’ospedale, dico ad A. in maniera alterata (ancora oggi mi domando il perché l’ho fatto!) che una volta a casa mi sarei uccisa.
A. non fa altro che portarmi al pronto soccorso dove immediatamente vengo “accolta” dal Dottor B., altro psichiatra, di turno quel pomeriggio.
Amnesia.
A. dice che ho fatto un casino, che ho urlato, che ero violenta, che mi son messa seduta a terra ed ho iniziato a “mangiarmi” il Tavor (ma ero stupida? Proprio davanti a lui???) che avevo in borsa. Quindi il Dottor B. (questo lo ricordo) diceva che mi avrebbero fatto la lavanda gastrica; quindi riescono a farmi sputare qualche compressa.
 Amnesia.
Arriva il mio Dottore, il mio caro Dottore, fuori orario di lavoro (probabilmente chiamato d’urgenza dallo psichiatra di turno), totalmente privo della sua "tenuta da lavoro”, che non fa altro che ricoverarmi. Arrivati al reparto con la sedia a rotelle, sbatto ovunque, tiro calci, nella sala della televisione butto via tutto ciò che c’è sul tavolo e, nella stanza numero tre, cerco di rompere con dei pugni lo specchio del bagno.
Amnesia.
A tratti ricordo che mi hanno legata al letto fino la mattina dopo.
A tratti ricordo che mi facevano delle iniezioni intramuscolari di non-so-che-cosa per calmarmi, togliermi le allucinazioni e farmi dormire (in seguito nella cartella clinica leggerò Talofen, oltre ai soliti altri psicofarmaci).
A tratti ricordo che urlavo come una dannata perché, ovviamente, non volevo essere legata. Urlavo il nome di A., di G. lo specializzando (che ogni tanto entrava nella stanza, lo riconoscevo, vestito di verde e i suoi capelli biondi, come piacciono a me), il mio Dottore (non sapevo che il ricovero lo avesse voluto lui)…e chissà quali parole sconce alla dottoressa di turno e agli infermieri; parole che in condizioni normali, non avrei mai pronunciato (in seguito la degenza, vengo a sapere proprio da G. che quella sera mi son comportata come, parole sue, una ragazzina ribelle di quindici anni).
A tratti ricordo che la visione delle ombre nel soffitto della serranda unite al rumore delle cinghie del letto, mi faceva sembrare di avere due gambe di ferro, lunghe e fine, e la cosa mi metteva paura e allora urlavo aiuto! aiuto!…ma solo io sapevo per che cosa…
E pensare che la mattina era iniziata bene: pulizie di casa, spesa, panini per A. che venendo con me in ospedale non aveva poi il tempo di pranzare a casa, il grande acquisto della borsa nera (di cui non ricorderò assolutamente di aver fatto se non che una volta rientrata a casa) e poi tanta, tanta buonissima birra che spero di tornare a gustare una volta uscita da questo posto maledetto (prima lo amavo ora lo odio, la violenza sulle persone non va mai effettuata).
Durante la notte le infermiere mi chiedevano se dovevo andare in bagno. In effetti con tutta quella birra e considerata l’ora, mi scappava un sacco, ma l’idea che avrei dovuto pisciare nella padella, la vescica mi si ritraeva. Mi sembra un’azione, quella di pisciare nella padella, da vecchi rincoglioniti ed io mi rifiutavo ogni volta che mi presentavano quell’oggetto. Avrei preferito farla a letto (dissi, me lo ricordo) come facevo alle elementari!
La mattina dopo mi slegarono per andare in bagno (anche questo me lo ricordo a tratti) e poi mi rilegarono. Ricordo che il mio Dottore venne nella mia stanza e mi diede da bere un frullato (casualità? proprio un frullato com'ero abituata a casa??? ...e poi mi chiedo come mai mi sia affezionata a lui...) di vitamine e altri nutrienti al gusto di banana (visto che era dalla sera del 20 che non toccavo cibo). Da prima mi rifiutai, poi, con la cannuccia, bevvi l’intruglio (unica cosa ingerita in tutta la giornata del 22) aiutata da un infermiere (ero ancora legata). Il resto della giornata non lo ricordo bene.
A. mi dice che la sera del giorno del ricovero, era andato via dal reparto alle ore 20 e che il giorno dopo venne per portarmi dei vestiti per potermi cambiare e fare una doccia (ricordo che il mio Dottore sottolineò il fatto che ancora avevo gli stessi sporchi vestiti del lunedì). 
Forse martedì mi son fatta una doccia (non me lo ricordo assolutamente, anche se sono certa di averla fatta) e ho dormito tutto il giorno."


Forse per questi due giorni dovrei chiedere ad A. una collaborazione descrittiva di quanto è accaduto.

Quello che seguirà è ciò che ho scritto, giorno per giorno, nella mia agenda, durante il ricovero dentro il reparto di psichiatria. 
Riporterò senza apportare alcuna modifica.




"Another Day" AIR (Talkie Walkie) - 2004

 

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