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venerdì 2 aprile 2010

26 - Frammenti di diario (spiegazioni e riflessioni)

"Mercoledì 2 settembre 2009

Ore 8.20 – a casa
Questa mattina mi sento stravolta, come se avessi ripetutamente sbattuto la testa contro un muro, come se qualcuno mi avesse massacrato di bastonate e violentato la mente (come faccio a saperlo, ho dei ricordi in merito???...purtroppo credo di si…per questo vorrei morire); gli occhi sono ancora gonfi, la mente sballata. Se sto “troppo male” c’è il diazepam.
Guardare il mondo con indifferenza, questa società che non ti considera, è la miglior strategia, anche se la reputo per certi versi sbagliata perché non porta a nulla, porta solo a innalzare un muro contro tutto.
Appiattimento emozionale per non soffrire (non lo so se è un buon metodo, ma a me, ora, viene in mente questo, oltre che stare con i miei amici).
Indifferenza verso questi quindici giorni di Vuoto assoluto, senza Dottori (…ma la Dottoressa non mi aveva detto che il nove il Dottore c’era??? Ma che cavolo, non ricordo più nulla???? Me li devo registrare i colloqui???).
Sono in lutto, mi ritiro nel mio mondo.
Ieri, forse, il Dottore mi ha fatto “arrabbiare” perché quando gli ho riferito del Vuoto che lui colma, che non so come sostituirlo se non che con gli eccessi che conosco (che però non mi portano da nessuna parte), lui mi ha dato due Tavor. DUE SEMPLICISSIMI TAVOR!!!
Volevo altro, è vero, un’altra risposta più “umana” che chimica; per questo mi è balzato nella mente di abbandonare tutto, Dottori e psicofarmaci.
Poi si, lui mi ha detto che il percorso di psicoterapia E’ LUNGO, ma che in quel momento la soluzione migliore era “tranquillizzarmi”, appunto col Tavor.
Quando gli ho detto il perché in questi ultimi incontri mi comportavo così, lui mi ha chiesto se quello era un passo avanti ed io gli ho risposto di si, perché avevo “localizzato” il Vuoto, il punto del mio dolore (ma non ha parlato con la Dottoressa??!!?!?).
Io “semplicemente” non potevo sostituire quella Persona con uno psicofarmaco, poi son crollata del tutto perchè mi sono sentita respinta e abbandonata da lui, anche se, obiettivamente, il Dottore, dopo aver tentato di fissare tre appuntamenti, non credo abbia avuto più la “lucidità” per gestirmi, rimandandomi quindi ad un nuovo appuntamento (che mi dirà telefonicamente), dopo aver parlato con la Dottoressa.
Mi abbandonerà sul serio come nell’ultimo sogno? Forse no…lo spero con tutto il cuore.
E’ pur vero che io, ieri, durante il colloquio, ho iniziato a parlare come di solito faccio con la Dottoressa, tant’è che lui, subito, mi ha fatto notare che di quello ne avrei parlato durante la psicoterapia; con lui dovevo solo parlare di psicofarmaci (forse io ho preteso troppo…).
Ieri, prima del colloquio, mi ero già preparata alla crisi pomeridiana che di certo avrei avuto: dopo l’ospedale sarei passata alla Benetton per comprarmi un maglione di lana “ciccia” come simbolo di protezione e calore, poi sarei venuta a casa, avrei stirato, ma forse prima, avrei parlato con Mark.
E’ andato tutto storto perché il piacere che ho quando sto con il Dottore supera tutto il resto, che è comunque una “pezza” a quello che mi serve realmente. L’ho detto al Dottore che non avrei voluto tappare quel Vuoto con un chilo di gelato o con l’acquisto, ma lui non doveva rispondermi con due Tavor…o si? Mi ha poi richiamata nel suo studio per tranquillizzarmi, ma io oramai ero “partita di testa” e non ho voluto sedermi come a mantenere le distanze verso qualcosa che mi faceva star bene, ma che, contemporaneamente, avrei dovuto lasciare (come da piccolissima quando non volevo lasciare mia madre neanche per un istante, quando mi portava dalle suore; ho riferito di questo al Dottore che mi ha rimandata alla Dottoressa).
Alla fine, dopo che il Dottore mi ha accompagnata fuori dal reparto con la solita stretta di mano (io manco a guardarlo negli occhi, tanto stavo già soffrendo), ho parlato con G., uno specializzando, per quasi due ore. Lui mi ha spiegato le possibili ragioni del “fallimento” del colloquio avvenuto (lui non mi segue per cui mi ha parlato a grandi linee; mi è stato vicino fino a che non me ne sono andata) e che forse io stavo dando a degli eventi molto più significato di quello che dovrei, o che magari il Dottore stesso non li considerava affatto (si capisce ciò che ho scritto???). Forse è vero, io mi aspettavo troppo da questo colloquio, ma come lasciare “qualcosa” che ti fa star bene senza soffrire? Io questa cosa non l’ho mai avuta ed ora non vorrei perderla. Dovrò parlare con la Dottoressa il 14 settembre.
Non dovevano lasciarmi sola, non in questo periodo.
Non sapendo cosa fare, ora come in passato e di certo in futuro, vado a parlare con Mark ed Hans mentre svolgerò qualche faccenda casalinga. Oggi starò a casa, nessuna uscita, anche se ora, a pensarci, quel maglione “ciccio”…no! Non posso e non devo spendere.
A più tardi!

Ps.: E pensare che ieri avevo un sacco di cose da dire al Dottore…il lavoro, il sonno tormentato, ecc…ecc…

Lui non è mio padre, è vero; chiedo “solo” un contatto più umano…
Al prossimo appuntamento con il Dottore verrà anche A.,me lo ha detto lui, che caro…Ieri, sia durante le chiamate che al ritorno, mi ha sentita e vista veramente sconvolta, abbattuta, triste, disperata. Ieri l’ho chiamato un sacco di volte, tanto mi sentivo sola e abbandonata a me stessa.
DEVO RISOLVERE QUESTO VUOTO, ALTRIMENTI TUTTO CONTINUERA’ AD ESSERE IRREALE E SCOLLEGATO.
Ah! Ricordo che il Dottore mi ha detto che mi vedeva bene, io gli ho risposto che ero così “serena” perché forse avevo già deciso (lungi da me qualsiasi ipotesi di sfida nei confronti del Dottore); quindi lui mi ha risposto con un “allora che ci viene a fare qui”, “ti leggeremo nei giornali” e la cosa mi ha un po’ infastidita: ovvio che andavo lì per cercare di continuare a vivere, per chiedere aiuto, per aiutare Veronica. Possibile che ‘sta cosa non gli sia arrivata? Possibile che non abbia capito che DEVO aiutare Veronica sennò muore?
A. è la persona più umana e comprensiva di questo mondo. Ancora mi vuole bene nonostante la mia malattia…e se lo prendessi più in considerazione? Se non sano quel Vuoto c’è poco da fare, cercherò sempre in qualcuno la Persona per “coprirlo” (come è accaduto involontariamente con il Dottore) e questo, per me, sarà sempre una delusione.
COME CAVOLO LO COPRO?
Come si sostituiscono i genitori "che peggio averceli avuti a strappi piuttosto che non averli mai conosciuti" (avrei preferito così, almeno non avrei avuto questo dolore interno).
CIO’ CHE NON SI HA E NON SI CONOSCE NON LO SI CERCA.
Se al contrario, l’hai avuto ma ti è stato tolto bruscamente, in una fase sbagliata, senza un perché, lo cerchi sempre, ardentemente, disperatamente, come una caccia al tesoro.
Anche se non tutto si può sostituire.
Come faccio ad accettare e convivere con questo Vuoto senza  trovare “cosa” può colmarlo?
Dovrei rimuovere dalla mia mente il Dottore che mi fa stare così bene, tanto da crearmi poi una così grande tristezza e disperazione?
Quale atteggiamento, comportamento, ecc…devo avere nei confronti del “mondo”?
Ecco cosa farò: m’imbottirò di Valium quando sentirò troppo "contatto" da farmi star male…è questo che farebbe il Dottore? Aiuto chimico?
Secondo me, lui, ieri, non è stato in grado di “gestirmi”; può essere che non è così “onnipotente”?
Allora ho capito che se sto male, ma male di brutto, da non poter deviare l’attenzione verso nessuna attività, ci sono i farmaci, c’è il Valium. Ed io, se sto “troppo” male (giuro! è indescrivibile, ci ho provato, ma a parole non riesco a trasmettere la disperazione-angoscia-paura-vuoto che sento dentro) mi “calmerò” chimicamente.
Per il resto, mondo mio a palla! Lo so che è tutto sbagliato, ma non ho la mano di nessuno con cui andare, per imparare a camminare correttamente, senza cadere così spesso; o meglio: ce l’ho, ma è “troppo distante” ed io non riesco a raggiungerla.
Scusami amore mio, io non vorrei nasconderti nulla (il valium), e credimi, non so come fare, se lo prendo è perché sono allo stremo delle forze psichiche, tu lo sai.
G., lo specializzando, ha detto che nei colloqui non devo “barare”, devo essere autentica, me stessa. Questo l’ho capito, tanto che dalla fine dello scorso anno sono sempre stata (in crescendo) più autentica che mai, sempre più me stessa, sempre più Veronica, e siccome Veronica sta VERAMENTE male, piange, piange di un pianto che prima era interiore e che ora, perché stanca di nascondersi, esce, ed è a fiumi, tanti sono gli anni in cui lo ha accumulato.
Forse è per questo che il Dottore è rimasto “sorpreso” chiedendomi come mai facevo così ad ogni incontro (dicendo che poi era una situazione insostenibile)? Lo so, sorprende anche me, tant’è che piango spesso e ovunque (NON SONO DEPRESSA!) ed ora so il perché (quella bambina sotto il letto, rannicchiata in un angolo…piangeva, senza sapere il perché, sapendo però, che non sarebbe stata  compresa, ma addirittura derisa, per questo si nascondeva).
Ma possibile, ripeto, che il Dottore non sia in grado di “gestire” le mie crisi (chiamiamole così) di pianto? Perché non sa che cosa dirmi se non che due Tavor? Dottore, che succede? Possibile non comprenda il mio...chiamiamolo malessere, dovuto al distacco?
Ok, da oggi basta alcool; vero, mi placa, ma poi mi affonda negli abissi.
Più tardi, verso l’una, telefono in psichiatria per parlare con G. dei miei sensi di colpa (basta parlare sempre con Mark!) per aver:
1) rifiutato le compresse di Tavor, aiuto che il Dottore voleva darmi in quel momento
2) rifiutato di parlare con il Dottore quando mi ha fatto entrare per la seconda volta nel suo studio per parlare e rifissare un appuntamento
G. mi ha detto che per il Tavor è stata una mia scelta per il quale non devo sentirmi in colpa, solo che se davo retta al Dottore magari evitavo di stare quattro ore in reparto disperata, e che di certo mi sarei sentita meglio; poi, per quanto riguarda il secondo colloquio beh, anche quella è stata una mia decisione che di certo ha sollevato una reazione (non negativa) da parte del Dottore. Insomma, posso stare tranquilla. Inoltre mi ha detto che se il Dottore non mi ha fissato un appuntamento è solo perché deve vedere meglio la situazione, ma non c’è affatto un abbandono. Poi gli ho chiesto se, per favore, poteva riferire al Dottore, nel caso lo sentiva, quanto ci eravamo detti ieri e oggi e che mi dispiaceva molto averlo lasciato così e che per me lui è una persona importante che non voglio abbandonare; mi ha risposto che col Dottore ha un buon rapporto e che lo farà .
Dopo pranzo (una mozzarella, delle verdure cotte e uva) mi “studio” la Personalità Borderline.
Dalle 15 alle 16 circa collasso dal sonno nel divano. E’ vero, oggi ho preso una compressa di Valium in più rispetto alla solita terapia (sempre in mano di A.), ma dormire era quello di cui avevo bisogno. Ancora accusavo la giornata di ieri che mi aveva molto stancata a livello mentale e psichico (per dirla semplice in due parole).
Doccia, quindi thè.
Più tardi, se A. torna presto dal lavoro, andiamo a comprare un cellulare nuovo per me, visto che questo che ho è praticamente diventato un “fisso”: sta sempre attaccato all’alimentatore e non si carica mai. Che bello, da una parte, ma dall’altra mi rompe spendere i soldi. Quello che ho ora me lo aveva regalato mia madre, e da allora tutto è andato storto; A. dice che la mia è pura paranoia; può essere, ma se ne trovo uno a poco son felice di sostituirlo.
Forse prenderemo in considerazione anche l’acquisto di una stampante, ma per questa, vedremo."

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